foto-nicolettiA Stoccolma c’è una nuova moda. No, non è il pane fatto in casa o vestirsi da tipici indigeni sudtirolesi durante l’oktoberfest. Nelle aziende svedesi (soprattutto nei piani altri negli uffici con molte finestre) la parola che più va di moda è “lean” (dall’inglese to lean – snellire). Già lean, ovvero rendere più efficaci i processi, producendo di più spendendo meno. Il tutto lavorando sul processo senza “tagliare teste”. Siccome molti ne parlano ma pochi sanno cosa sia abbiamo domandato all’esperto.

La prima domanda è forse banale, ma necessaria: chi è Bernardo Nicoletti e di cosa si occupa?

Ho lavorato in diverse aziende, quali Alitalia, Sigma Plus, Galileo, General Electric in Italia, Gran Bretagna, Stati Uniti e America Latina. Poi a Firenze come Direttore Sistemi Informativi del Nuovo Pignone. Ma ho moltissime esperienze con aziende GE sia svedesi che, più in generale, scandinave. Oggi sono un consulente e insegno al Master in Procurement dell’Università di Roma “Tor Vergata”.

Sembra che lei abbia un rapporto speciale con la Scandinavia…
Sì, in realtà ancora oggi sono consulente a supporto di varie banche nordiche. Sono spesso a Stoccolma, una delle mie città preferite.


In cosa consiste il suo lavoro di consulenza?
Io sono un esperto di lean. Il mio lavoro è di aiutare le aziende con cui coopero a sviluppare il proprio potenziale riducendo gli sprechi. Il lean è una cultura più che una semplice checklist di processi. E come tutte le culture è in continua evoluzione. Ad esempio ho sviluppato una nuova e più evoluta forma di lean (lean & digitize) che serve a per rendere i processi snelli e al tempo stesso automatizzarli.

Se Bernardo Nicoletti dovesse spiegare il lean all’uomo della strada cosa direbbe?
Il Lean Thinking è una cultura organizzativa nata in Giappone come Toyota Production System e poi diffusa in tutto i mondo e in un qualunque settore di una organizzazione. Si basa sul massimizzare il valore per il cliente (o il cittadino nel caso della pubblica amministrazione) eliminando ogni forma di spreco.

E com’è oggi il lean secondo Bernardo Nicoletti?
3226206_origIl Lean è nato in Giappone negli anni ‘40 e si è sviluppato in America negli anni ’80. Si basa molto su miglioramenti dei processi basati su elementi organizzativi e di layout fisico. Non considera l’automazione, anzi tende a evitarla in quanto introduce rigidità nei processi. Questo tipo di impostazione aveva senso nel passato, ma ormai non più a causa della pervasività dell’automazione e della sua importanza nel ridisegno dei processi. Di qui l’idea che ho avuto nell’introdurre il metodo del Lean & Digitize. Esso si basa sul miglioramento contemporaneo dei processi e sull’utilizzo dell’automazione della gestione. In questa maniera si evita da un lato a dimenticare le opportunità offerte dall’automazione. Dall’altro lato, non si ricorre a una automazione di processi non corretti, la cui automazione porterebbe solo a produrre difetti più rapidamente.

Quali differenze ci sono tra il lean per come viene operato in Svezia e in Italia?
L’aspetto che più colpisce tra il lean come diffuso in Svezia e in Italia è la notevole diffusione in Svezia del Lean nell’ambito della amministrazione pubblica centrale e locale rispetto a quanto avviene in Italia. Eppure in Italia una vera spending review dovrebbe spingere per amministrazioni lean piuttosto che operare drastici e indiscriminati tagli del tipo meno 10% di personale nelle amministrazioni. Dal punto di vista delle aziende, la situazione è simile in quanto il lean viene adoperato soprattutto dalle grandi aziende e molto meno da piccole e medie aziende. Vi sono aspetti culturali che spingono in questa direzione.

Che opportunità ci sono per lo sviluppo del lean in Svezia
Il lean è destinato a svilupparsi sempre di più in Svezia come in Italia, soprattutto nella versione Lean & Digitize. Si tratta di una delle poche alternative a un aumento dei margini in maniera “intelligente”, aumentando il valore per il cliente e riducendo i costi. Il problema fondamentale finora è stato soprattutto un problema culturale: il riconoscere che nell’organizzazione vi siano degli sprechi e che essi vanno eliminati. E’ una sfida generale, ma è particolarmente rilevante nei servizi. In questi per lungo tempo non si è data particolare attenzione al miglioramento dei processi e soprattutto della qualità per i clienti/cittadini.

A cura di Iacopo Vannicelli